Belmonte Mezzagno
(provincia di Palermo)
 
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Con il matrimonio tra Ninfa Afflitto e Francesco Vetimiglia il principato di Belmonte passa dalla famiglia Afflitto alla famiglia Ventimiglia. L'origine di questa famiglia secondo alcuni deriva dai Conti di Ventimiglia di Liguria discendenti dei Lascari, imperatori

- La famiglia Afflitto
- La famiglia Ventimiglia
- La nascita di Belmonte
- Origine del centro abitato
- Origine del nome
di Costantinopoli, secondo altri pare che discendano in linea retta mascolina dai principi Normanni dominatori di Sicilia. Quale che fosse la sua origine, non v'è dubbio che i Ventimiglia costituirono una delle famiglie più importanti della Sicilia: essi diedero un notevolissimo impulso alla cultura umanistica e guidarono l'unica corte rinascimentale dell'isola allacciando la loro signoria con le corti padane. A tal proposito Filadelfio Mugnos, cavaliere dell'abito di Cristo dell'ordine di Portogallo scriveva: " Antica e Real Origin di questa Illustre Famiglia è così chiara al Mondo, mercè le sue grandezze c'hane godute, che stimo infelice la mia penna di poterle raccontare à pieno". Si crede che il primo a passare in Sicilia sia stato un Guglielmo, conte di Ventimiglia nel 1242 padre di un Enrico che per ragion di dote fu in Sicilia il primo conte dì Geraci e possedette anche le due Petralie; fu Vicerè a Napoli e morì nel 1265 col grado di capitano generale d'esercito dì Re Manfredi. Francesco di Ventimiglia era il primogenito di Lorenzo di Ventimiglia Alliata, barone dì Gratteri e di Felice Rossel. Egli premorì a suo padre. La principessa rimasta vedova prese l'investitura il 28 agosto 1670 anche come erede universale di Vincenzo d'Afflitto suo avo, come risulta dal testamento fatto dal notaio Pietro Catalano di Palermo il 13/2/1661. Dal matrimonio tra Francesco Ventimiglia Rossel e Ninfa Afflitto nacque Gaetano Ventimiglia che fu investito del titolo di Principe di Belmonte il 18 novembre 1697, ereditando dalla madre Ninfa Afflitto anche l'investitura della baronia di Gratteri, di S. Stefano. Questi muore scapolo nel 1724 ed il titolo e il feudo passano ai fratello Vincenzo. Questi aveva sposato nel 1697 Anna Maria Statela dalla quale nacque Giuseppe Emanuele Ventimiglia che ereditò il titolo il 15 luglio 1725, il 18 aprile 1752 Giuseppe Emanuele chiese ed ottenne dal Re Carlo III di Borbone la "licentia populandi", dedicandosi personalmente al popolamento di Belmonte. Dai centri limitrofi arrivarono molti contadini desiderosi di una ben più lieta sistemazione; ai nuovi arrivati il principe lottizzò buona parte dei suoi feudi, concedendone le proprietà in enfiteusi. Giuseppe Emanuele Ventimiglia che ha ben diritto può essere ritenuto il fondatore di Belmonte fu uno dei personaggi più influenti alla corte di Carlo III e dopo di Ferdinando di Borbone. Tra i suoi titoli più prestigiosi, egli fu terzo di dodici pari del regno, tre volte questore e due volte pretore di Palermo, Cavaliere di San Gennaro, Deputato, Ambasciatore Straordinario a Venezia nel 1760, Grande di Spanna di Prima Classe, Gentiluomo di Camera del Re di Napoli, Capitano di Giustizia, maggiordomo della Regina Maria Carolina d'Austria. Giuseppe Emanuele Ventimiglia morì a San Giorgio Cremano (NA) il 22 marzo 1777. Dal suo matrimonio con Isabella Alliata figlia del principe di Villafranca, nacque Vincenzo il quale sposò il 1 dicembre 1762 a Palermo, Anna Maria Cottone figlia del principe di Villermosa. Vincenzo morì prima del padre il 19 ottobre 1775 a Palermo. Dal suo matrimonio con Anna Maria Cottone nacque Giuseppe Ventimiglia Cottone che il 2 giugno 1778 ereditò il principato di Belmonte. Anche Giuseppe come il nonno ebbe un ruolo di grande importanza nella politica siciliana del suo tempo. Egli pur essendo amico del Re fu il propugnatore della tesi secondo la quale qualsiasi imposta supplementare emanata dal Re doveva passare per il Parlamento. Ciò lo portò a costituire in seno al parlamento una valida opposizione convincendo non pochi baroni a dimezzare la somma di denaro richiesta dal governo spagnolo. Ma si dovette scontrare con la grande forza espressa dall'aristocrazia legata al Re. Non riuscendo nel suo intento egli si rivolse segretamente agli inglesi, dichiarandosi pronto a convocare un parlamento a Messina e ad accettare un qualsiasi re gli inglesi avrebbero imposto, persino se necessario un re protestante. Ma il Re avvertito fece arrestare i cinque più importanti esponenti della protesta e fra questi Giuseppe Vetimiglìa e lo zio il Principe di Castelnuovo tutti e cinque furono deportati in stabilimenti penali nelle isole al largo della costa siciliana. Ma il Generale William Bentinck, comandante britannico, minacciò di ritirare le sue truppe ( 17000 soldati ) e sospendere il sussidio con il quale venivano pagate la maggior parte delle spese governative; in questo modo costrinse il governo a rilasciare i cinque baroni ed a ritirare le imposte extraparlamentari. Sotto la sua direzione costituì un governo nel quale tre dei cinque baroni arrestati ne fecero parte, tra cui lo stesso Giuseppe Ventimiglia Giuseppe Ventimiglia Cottone, quindi ebbe un ruolo di attore protagonista nelle vicende politiche in un periodo tormentato che culminerà nel 1812 col varo di una nuova costituzione siciliana. Durante questo periodo egli ricoprì la carica di ministro degli esteri. Tra i suoi titoli più prestigiosi egli fu Cavaliere di San Gennaro, Gentiluomo di Camera di Re Ferdinando, Deputato al Regno di Sicilia. Il 19 gennaio 1790 aveva sposato ad Aix di Savoia Carlotta M. Clotilde Ventimiglia, del conti di Marsiglia. Mori esule a Parigi nel luglio del 1814. La sua morte segna anche la fine della casata dei Ventimiglia di Belmonte poiché i1 titolo passò a Marianna Ventimiglia. Questi sposò nel 1832 Don Ferdinando Monroy, Principe di Pandolfina. Dal loro matrimonio nacque Gaetano Monroy Ventimiglia che sposò Stefania Lanza, dei principi di Travia, Gaetano morì prima del padre ed il titolo passò al figlio Ferdinando che nel 1901 ottenne il rinnovo del titolo di Principe di Belmonte e nel 1908 fu riconfermato Principe di Pandolfina. Questi non ebbe eredi ed il titolo passò alla sorella Sofia, la quale nel 1890 aveva sposato a Roma Luigi Hardouin, duca gallese. Dal loro matrimonio nacque Ferdinando Hardouin Morroy che sposò Ninon Cerasa del patriziato veneziano. Ferdinando morì nel 1957 ed il titolo al figlio Gaetano Hardouin Morroy Ventimiglia Gallese che nel 1952 aveva sposato Donna Marianna Rosa di Napoli Alliata, discendente dei Ventimiglia. Qui si conclude l'albero genealogico dei principi di Belmonte.